I fiori di Bach - L’inizio e la ricerca dei fiori giovedì 30 gennaio 2014
Un forte richiamo guidò Bach, un giorno di settembre, nel 1928, nel Galles, la sua terra natia. Durante le sue passeggiate, nelle campagne che furono protagoniste della sua infanzia, raccoglieva fiori, e tra questi, scoprì i primi tre che iniziò ad usare per curare dei pazienti: Impatiens, Mimulus, Clematis. Con questi fiori, Bach, preparò i nosodi, e la percezione che lo aveva indirizzato verso la raccolta di questi fiori, lo indirizzò anche nella loro prescrizione.
Le somiglianze tra pianta ed individuo, fu il criterio che adottò per la somministrazione, così Mimulus, fiore di apparenza timida e spaventata, fu somministrato ad un paziente che soffriva di tante paure. Impatiens, fiore scattante e nervoso, che lanciava i suoi semi anche ad alcuni metri di distanza, fu somministrato ad un paziente dai modi sbrigativi e bruschi. I risultati furono
soddisfacenti ed immediati. Iniziò così la cura. A questo punto, bisognava trovare altri fiori che rispondessero alle necessità di altri pazienti, con caratteristiche diverse dai primi due. Quindi, decise di dedicarsi in toto, alla loro ricerca. All’età di quarantatré anni, si apprestava ad iniziare una nuova vita.
Trovò la sua base in un villaggio del Galles, dove si stabilì, e facendo lunghi percorsi nei prati e nei boschi, andava alla ricerca dei fiori. Quando individuava una pianta, si sedeva accanto ad essa e vi rimaneva per ore, osservandola ed imparando a conoscerne le caratteristiche, e qualcosa del suo istinto, gli diceva che i fiori giusti erano quelli più semplici.
Bach si era convinto che
i fiori fossero molto più efficaci delle erbe, perché contenevano tutta l’energia della pianta. Inoltre, riteneva, che alcuni fiori, intervenissero ad un livello profondo, andando ad agire e cambiare lo stato psicologico negativo di una persona, da lui considerato il terreno fertile in cui la malattia affondava le sue radici.
In due anni aveva individuato
12 stati d’animo negativi fondamentali, che dovevano essere riequilibrati e 9 fiori. Gli stati d’animo negativi erano:
- terrore
- paura
- tortura mentale
- indecisione
- indifferenza o noia
- scoraggiamento, dubbio
- invadenza
- debolezza
- sfiducia in sé stessi
- impazienza
- eccessivo entusiasmo
- solitudine
Ora, mancavano tre fiori per riuscire a curare tutti gli stati d’animo individuati da Bach, che scoprì negli anni 1931-32, a questo punto c’erano tutti e furono battezzati “
i dodici guaritori”.
- Rock Rose per il panico ed il terrore
- Mimulus per la paura
- Cerato per la sfiducia in sé stessi
- Scleranthus per l’indecisione
- Gentian per lo scoraggiamento
- Centaury per la debolezza
- Water Violet per la solitudine
- Impatiens per l’impazienza
- Agrimony per la tortura mentale
- Chicory per l’invadenza
- Clematis per l’indifferenza
Oltre alle cure, Bach si dedicò alla divulgazione dei suoi risultati con la terapia, tra il 1929 ed il 1934, scrisse degli articoli per coloro che si occupavano del settore e tre libretti che ebbero successo: Guarisci te stesso (Heal Thyself), I dodici guaritori e altri rimedi (The Twelve Healers and Other Remedies) e Libera te stesso (Free Thyself).
Nonostante gli ottimi risultati ottenuti, Bach sapeva che
mancava ancora qualcosa, pazienti con stati d’animo negativi, apparentemente uguali, non rispondevano in egual misura, c’era chi reagiva bene alla cura, e chi invece non reagiva per niente bene.
Bach iniziò a vedere nelle emozioni negative, diverse sfumature: la paura ad esempio, può essere per qualcosa di preciso o essere vaga ed inspiegabile, che prende alla gola. Così si mise a cercare altri fiori e ne trovò altri 4, li chiamò “
i quattro aiutanti”, in seguito ne individuò altri 19, finché, nel 1935, il loro numero arrivò a 38.
Ora la terapia dei fiori poteva considerarsi conclusa, ad essa Bach aveva dedicato sette anni, gli ultimi, prima della sua morte che sopraggiunse nel 1936 il 27 di novembre. Secondo la medicina ufficiale, la sua vita, avrebbe dovuto terminare ancora nel 1917. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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